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This Is Us, la famiglia è ognuno di noi

Ohana significa famiglia e famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato”.

Ho preso in prestito questa frase dal cartone animato Lilo & Stitch per riassumere un po’ lo spirito di This Is Us, la nuova serie tv Nbc iniziata lo scorso 20 settembre e appena arrivata alla pausa natalizia.
La serie racconta le vicende di un gruppo di persone che abitano in diverse città degli Stati Uniti, tutte nate nello stesso giorno e le cui vite si intrecciano le une con le altre.

Tra queste, Rebecca (Mandy Moore) e Jack Pearson (Milo Ventimiglia), una giovane coppia di sposi che sta per vivere un complicato parto plurigemellare; Randall (Sterling K. Brown), marito e genitore di due figlie che va alla ricerca del proprio padre naturale da cui era stato abbandonato; Kevin (Justin Hartley), un celebre attore che inizia a non essere pienamente soddisfatto della sua vita e Kate (Chrissy Metz), che cerca invano di controllare il suo peso e mettersi a dieta.

Nel pilot ricorre il loro trentaseiesimo compleanno, un punto di svolta nelle vite dei vari personaggi, all’apparenza sconosciuti ma in realtà parte della stessa famiglia: Rebecca e Jack sono i genitori, gli altri i figli (Kevin e Kate gemelli), le cui storie vengono raccontate con un’alternanza di flashback ed episodi abilmente collegati. Andando avanti nelle puntate diventerà evidente, insieme ai ricordi, l’altra caratteristica tecnica della serie: se per gran parte di un episodio non succedono avvenimenti degni di nota, è la parte finale, ossia gli ultimi 5-3 minuti, a dare lo scossone e il colpo di scena. Ogni episodio, della durata ideale di 40 minuti, prende il titolo da momenti rilevanti accaduti nella vita dei Pearsons (“The big three”, “Kyle”, “The game plan”, “The best washing machine in the world”).

Si contribuisce così a formare quel quadro di famiglia perfettamente imperfetto, con piccoli scheletri nell’armadio, tenerezza e solidità nei legami, che trascina lo spettatore all’interno del nido portandolo ad adorare questa famiglia allargata, tra nostalgia e scene alla Mulino Bianco. Nessuno, appunto, viene lasciato indietro o abbandonato ed è questo uno dei punti di forza della serie. Nella famiglia Pearson “the big three” è sempre stato il motto del padre Jack che insieme alla moglie Rebecca è riuscito, anche attraverso difficoltà, a costruire una famiglia solida, legata per sempre e ricca di tradizioni.
Se in certi momenti la trama può appunto risultare troppo buonista, gli sceneggiatori sono stati sapienti, almeno fino ad ora, a dosare dolci sentimentalismi con svolte dal sapore più aspro come l’entrata in scena del padre adottivo di Randall, con tutto il trambusto emotivo che comporta.

Si torna a casa un po’ come accadeva in Parenthood o Brothers & Sisters: non ci sono extraterrestri o misteri di alcun genere, sono i singoli esseri umani, con le loro azioni e decisioni, a determinare le sorti del gruppo intero e a compiere cose ordinarie con un amore straordinario.

Luisa Lenzi

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